Tanta corrente scorre intorno a questo lembo di Liguria, che il mare tiene sul suo palmo, come farebbe il tritone di Montale, aduso queste scogliere.
Corrente che si può pensare non solo come moto di materia marina o come un vento intenso, di buriana, ma piuttosto uno scorrere di umane arti, di pensieri e di improvvisi tumulti interiori. Questa isola ne appare foriera e suggeritrice, in modo discreto, quasi con distacco dal il turismo domenicale che nella bella stagione la prende d’assalto.
Non per nulla, la collocazione di Palmaria porta inevitabilmente a pensarla come una sorta di silenziosa custodia del il Golfo dei Poeti, proteggendolo da un lato. E poi, verso occidente, sembra allungare una mano sicura ad accarezzare le alte scogliere che la dividono da Riomaggiore e tutto il suo sviluppo, ligure nel profondo, delle Cinque Terre.
Palmaria si potrebbe raggiungere a nuoto, essendo separata da Portovenere da uno stretto di poche centinaia di metri, sotto l’ombra amicale della Chiesa di San Pietro, che fronteggia, austera ma complice, l’isola.
Qui, fronteggiante la madreterra ligure, vi è anche l’unica locanda che fa molto primo novecento nel suo aspetto e nell’essenza, che esaurisce, si fa per dire, la ricezione alberghiera dell’isola.
Da questo lato vi è l’unica spiaggia sabbiosa, in comune con una servitù demaniale della Marina. Le poche altre rive sono ciottolose e si trovano in direzione della punta sud, davanti all’isolotto del Tino, il quale copre l’estremo meridionale di Palmaria quasi come un radome la prua di un jet.
L’isola è molto boscosa, così come tutta la costa finale del levante ligure. Vi si trovano vari sentieri e lungo percorsi di trekking, convenientemente mappati, che rendono Palmaria gradevole e ricercata anche lontano dalla stagione estiva. Inoltre, essa è disseminata di bunker ed avvistamenti, fortilizi e casematte, residue strutture di una concezione di difesa ormai lontana, in relazione al vicino Arsenale spezzino.
Il lato occidentale è altissimo sul mare, quale geologico duale della scogliera ligure che lo fronteggia. Alcune piazzole di vecchie installazioni si slanciano quasi nel vuoto, regalando uno spettacolo di costa meraviglioso, anche senza aspettare fino a tardi quando il sole si abbassa al tramonto.
Da qui la vista si perde lungo l’alta scogliera fino a Punta Mesco, a sancire un’ideale linea di congiunzione letteraria, tra poeti indimenticabili e versi leggendari, separati da poche miglia ed un secolo.
Su questo lato dell’isola si trova anche l’Orto Botanico, un iniziativa della locale comunità volta valorizzare la ricchezza biodiversa di Palmaria, la quale ha resistito all’antropizzazione forzata, alla presenza militare e al turismo, riprendendosi definitivamente il proprio destino.
A est, oltre lo specchio di mare, sembrano vicinissime le altre baie, deliziose e famose: San Terenzo, Lerici, Tellaro, mille colori spunti di scorci, spiagge e scogliere celebrate da un turismo di qualità ma non esclusivo.
Un lungomare lunghissimo unisce questi borghi marinari, una passeggiata caratterizzata dalla presenza costante di Palmaria che, fascinosa e verde, abbraccia e delimita il Golfo dei Poeti e si staglia pigra e perfetta all’orizzonte, quando il sole le tramonta dietro.
Basta il nome, l’isola fa il resto.